Se ci pensate bene, fino al 90% del mondo naturale è composto da cose fastidiose, per non dire assolutamente pericolose, come insetti, serpenti, umidità, sterco e rovi.
Ed è proprio per questo che negli anni abbiamo inventato l’asfalto, il cemento, gli splendidi palazzi di vetro, in modo da poterci difendere da questo mondo dannoso per il proliferare umano.
È dalla rivoluzione industriale che la nostra specie ha ricevuto un’eccezionale forza propulsiva che ci ha proiettati in un incredibile mondo di tecnologia ed innovazione. Che è poi quella che in questo momento ci permette di interagire.
Niente più sudore, niente più fatica, le nostre città, grazie appunto al cemento, ora sono pulite e salubri, lontane dagli infestanti che possono appunto solo venire da un posto pericoloso come una foresta. Non so se avete presente i film su Cristoforo Colombo, ad un certo punto, immancabilmente qualcuno viene morso da un serpente e muore. Serpente che fa parte di una delle categorie di cui sopra appunto.
Forse…
Ovviamente nessuno di voi mi conosce, e alcuni direbbero che è una buona cosa, ma visto che ormai siete qui, tanto vale che vi racconti un po’ di cose.
Io sono un designer, gli ultimi 12 anni li ho passati a progettare case e qualche volta barche. Cose solide e sicure che mantengono gli umani in vita, come fossi una sorta di Madre Teresa delle costruzioni.
Ma c’è sempre stata dentro di me una vocina, che continuava a sussurrarmi che qualcosa era fuori posto. E questa voce continuava ad aumentare ed aumentare finchè… Il Covid ci ha colpiti. Come andare di faccia contro un muro.
Vi risparmio il pistolotto sentimentale su quanto sia stata dura ecc. ecc., tutti voi l’avete vissuto e sapete come è stato e com’è tuttora. L’inattività forzata ci ha inevitabilmente portato ad avere più tempo per pensare (a parte quelli là insomma), e la voce inquietante s’è fatta sentire sempre di più.
Ed è lì che ho cominciato a pensare a Hunum. Per chi si chiedesse cosa voglia dire Hunum, è la crasi delle parole latine Humanus, humus e Unicum. Umano, terra e unico. Ci sarà tempo in seguito per il discorso ispirato sul significato delle tre parole, ma per ora andiamo avanti.
Ho deciso quindi d’impeto, di vestire i panni di moderno Umberto Nobile, ed iniziare un’esplorazione di questi luoghi inquietanti e altamente pericolosi, nel mondo della natura e dell’agricoltura, sacrificandomi per amor di scienza, per vedere se è effettivamente possibile, per degli esseri umani, sopravvivere in natura.
Nel 2020 ho cominciato a cercare un po’ di terra da comprare, ho provato prima in Puglia, ma ho avuto qualche difficoltà, probabilmente il fatto di vivere a 1000 km di distanza non ha giovato. Poi ho cominciato ad interessarmi a quell’attività imperscrutabile che è l’agricoltura di montagna. Sono rimasto subito affascinato da come i contadini sulle alpi, per secoli, abbiano ricavato il proprio cibo dalle rocce. Che è poi la cosa di cui sono fatte le montagne.
All’inizio del 2021 ho finalmente trovato il posto giusto, e chiaramente anche tutti i problemi che si portava appresso. Ma anche questo è materiale per un altro episodio.
Hunum si trova su un terreno di circa tre ettari nel cuore delle alpi centrali, incastonato tra il lago di Como, St. Moritz e l’Engadina, e il famoso, e da me molto apprezzato, distretto vinicolo della Valtellina.
Sulla proprietà si trovano 7 baite divise in 3 gruppi, che verranno man mano trasformate in struttura ricettiva.
Come potete immaginare, in questo momento questo luogo è estremamente caotico, selvaggio e pericoloso. Ma nei prossimi mesi, grazie alla mia completa assenza di esperienza in ambito agricolo, diventerà un terreno completamente produttivo, dove ad un certo punto per terra appariranno, completamente autonomamente, delle splendide castagne, potrò raccogliere dei mirtilli che appariranno nella loro forma naturale, nelle loro vaschette di plastica appese a degli arbusti, e le api imbottiglieranno il loro nettare all’interno dei loro tipici vasetti di vetro biologico.
Scherzi a parte, quassù la terra è vergine, l’aria è pulita e l’acqua è pura. Non vedo l’ora di vedere cosa la natura sarà in grado di fare, nonostante la mia presenza.
Ad un certo punto le baite verranno man mano trasformate in una struttura ricettiva nella forma di agriturismo diffuso, dove persone molto coraggiose potranno affrontare l’impresa di disconnettersi dal mondo in corsa, e assaggiare un sorso di natura incontaminata.
Ma cosa spinge un uomo di 37 anni, ben inserito nella società, abituato a viaggiare ed essere sempre sulla cresta dell’onda a ritirarsi in un alpeggio abbandonato?
In realtà non ho ancora una risposta definitiva. E spero di trovarla, col tempo, insieme a voi. So però cosa c’era che non andava nella mia vita precedente.
Come dicevo prima, in questi ultimi due anni tutti noi ci siamo in qualche modo trovati a tirare le somme di quanto fatto fino ad oggi. Siamo tutti abituati a vivere in un flusso ininterrotto di avvenimenti, ad un ritmo talmente serrato che è difficile rendersi veramente conto di dove ci si stia dirigendo. Procediamo tutti a testa bassa, saltando da un’incombenza ad un’altra, da un’occasione ad un’altra, assecondando una sorta di direzione collettiva, senza veramente esprimere una volontà propria.
O quantomeno questa è l’impressione che ho avuto quando questo flusso improvvisamente si è fermato. Uno stop innaturale, come uno di quegli schiaffi che prendi da bambino, che ti cambiano le prospettive della vita futura! (Ricordiamoci che a volte uno schiaffo è un gesto d’amore).
Ma chi sono? O meglio chi ero? Quali erano le mie inclinazioni, i miei sogni quando ero bambino o adolescente? Cos’erano le cose che mi facevano stare bene? Sono quelle le cose che ho cercato di coltivare nella mia vita?
La risposta a queste domande non mi è piaciuta molto in effetti. Per mettere le cose in chiaro, io non sono una persona che crede nei rimpianti. Tutte le vite meritano di essere vissute, ed ogni esperienza concorre a farci essere quello che siamo, nel bene e nel male, ma senza esperienze saremmo nulla. Il vuoto. Come quelli la insomma.
Mi sono reso conto comunque di aver fatto delle scelte piu assecondando l’immagine di quello che sarei dovuto essere (o avrei voluto essere) che a quello che in effetti ero. È come se nel giro di pochi anni avessi chiuso in un cassetto una consistente parte di me, per permettere a quella minoritaria e debole, di prendere il sopravvento. E sono convinto che molti di voi si ritroveranno in questa cosa.
Un viaggio in Puglia, nel primo anno di pandemia, mi ha aperto gli occhi. Mi ha ricordato il bambino curioso e pieno di entusiasmo che ero. Visitare i luoghi dove ho passato i momenti più belli della mia infanzia, con la testa scollegata dal flusso di cui parlavamo prima, mi ha fatto rivivere delle sensazioni che avevo, appunto, chiuso nel cassetto.
Ma chi aveva più il tempo di annusare l’aria e sentire l’odore della terra e del grano? Il profumo dei pini marittimi mescolato al suono delle cicale nella calura estiva. Si perchè quando non si pensa solo al passare al gradino successivo della scala sociale, i sensi si mescolano, creando legami indissolubili. Per esempio mi sono accorto che il mio cervello collega determinati odori a certi suoni e viceversa, così come la sensazione del caldo secco sulla pelle, il mio cervello lo collega a determinati colori e così via.
E invece per tutti questi anni mi sembra di aver corso in direzione opposta. Città, ufficio, convenzioni sociali (a cui per altro sono allergico, chiedete alla mia socia per conferma), tecnica e ragionamento.
Che poi è la definizione di sega mentale. Cioè a ben vedere, quando la volontà prende il sopravvento, e cerca in tutti i modi di controllare ogni aspetto della tua vita, non fa altro che chiuderti nel cerchio vorticoso del tuo pensiero autoreferenziato, che per semplificare, ti fa vivere appunto in una gigantesca sega mentale, impenetrabile, in effetti, da qualsiasi stimolo esterno, se non quelli filtrati dalla grande sega mentale stessa.
Il bello è che poi le persone spontanee vengono viste come naive, considerate quasi con compassione da chi, dall’alto del proprio pensiero pragmatico e tecnocratico, lui si che invece sà come funziona il mondo. Ma non sono piu veramente convinto che sia così.
Ho pensato quindi che un buon punto di partenza fosse buttare una vagonata di soldi in un’operazione che si basa di fatto su principi irrazionali, ma che si fondasse su motivazioni e principi totalmente opposti a quelli che mi hanno guidato nella mia vita precedente.
Per vedere come andrà a finire, non dovete fare altro che continuare a seguirmi qui, e sui canali social di Hunum.
Alla prossima!