Le storie dei boschi, dei suoi abitanti, e di chi ci si posa per un istante.
Errore, difetto, vulnerabilità, sono percepiti come valori negativi, da rifiutare senza riserva. Ma è realmente così? E non è una domanda retorica. Anch’io per primo sono vittima, anzi figlio di quest’utopia tecnocratica.
Imparare un mestiere, avere il coraggio e la maturità di accettare orizzonti a lungo termine, sapere che le cose costruite con il tempo sono le più solide e che ci restituiscono le gioie maggiori. Tornare a vedere il proprio lavoro come un bene prezioso, e non la spiacevole parentesi tra un weekend e l’altro. Tornare a fare cose buone, per bene, di cui andare fieri, e fatte per superare la prova più difficile. Quella del tempo.
La vita frenetica della città è logorante. Spesso non riusciamo a trovare un senso a quello che facciamo quotidianamente e ci riduciamo, la sera, sul divano, davanti a Netflix, a sognando una vita diversa, più concreta e a contatto con la natura. Probabilmente, se sei qui, proprio in questo momento starai pensando a quanto sarebbe bello cambiare radicalmente la tua vita e ritirarti in baita.
Io sono un designer, gli ultimi 12 anni li ho passati a progettare case e qualche volta barche. Cose solide e sicure che mantengono gli umani in vita, come fossi una sorta di Madre Teresa delle costruzioni. Ma c’è sempre stata dentro di me una vocina, che continuava a sussurrarmi che qualcosa era fuori posto.
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Errore, difetto, vulnerabilità, sono percepiti come valori negativi, da rifiutare senza riserva. Ma è realmente così? E non è una domanda retorica. Anch’io per primo sono vittima, anzi figlio di quest’utopia tecnocratica.
Imparare un mestiere, avere il coraggio e la maturità di accettare orizzonti a lungo termine, sapere che le cose costruite con il tempo sono le più solide e che ci restituiscono le gioie maggiori. Tornare a vedere il proprio lavoro come un bene prezioso, e non la spiacevole parentesi tra un weekend e l’altro. Tornare a fare cose buone, per bene, di cui andare fieri, e fatte per superare la prova più difficile. Quella del tempo.
La vita frenetica della città è logorante. Spesso non riusciamo a trovare un senso a quello che facciamo quotidianamente e ci riduciamo, la sera, sul divano, davanti a Netflix, a sognando una vita diversa, più concreta e a contatto con la natura. Probabilmente, se sei qui, proprio in questo momento starai pensando a quanto sarebbe bello cambiare radicalmente la tua vita e ritirarti in baita.
Io sono un designer, gli ultimi 12 anni li ho passati a progettare case e qualche volta barche. Cose solide e sicure che mantengono gli umani in vita, come fossi una sorta di Madre Teresa delle costruzioni. Ma c’è sempre stata dentro di me una vocina, che continuava a sussurrarmi che qualcosa era fuori posto.